martedì 1 aprile 2008

MI HANNO DEDICATO QUESTO ARTICOLO...

Una farfalla fra i capelli, una poesia di lode a Dio e una bimba che volteggia in aria
Lourdes è per eccellenza il luogo dello scambio, del dialogo, della condivisione, della tenerezza, dei sorrisi e dei gesti dolci e commuoventi. Ogni giorno ho avuto modo di provare emozioni legate a questa esperienza di solidarietà e amore, eppure l’ultima sera alla festa di chiusura per il pellegrinaggio tre eventi mi hanno colpita piacevolmente e il loro ricordo ha animano di contentezza i momenti successivi al ritorno a casa.
Una ragazza, con difficoltà a deambulare, ma piena di vita e capace di trasmettere speranza e gioia: parla con voce placida delle sue difficoltà, persino ci scherza sopra sdrammatizzando, le si inumidiscono gli occhi cercando di raccontare cosa significa per lei Lourdes ed è evidentemente triste al pensiero che il soggiorno stia per terminare, si adopera per tenere compagnia e per aiutare altri malati, si lascia avvicinare con facilità, è pronta a accogliere gli altri e a manifestare simpatia e affetto a molti. Sorride davanti allo spettacolo dei clowns e accarezza le mani di una ragazza che siede ai suoi piedi tra le sue gambe con una tenerezza indescrivibile. Quando è il momento di ballare si alza per prima, sorreggendosi sulle braccia della ragazza che le sedeva vicino e si muove in una danza che esprime tutto quello che lei è, quella che è la sua forza, quella che è la luce che ha dentro. Il tempo passa e lei non si lamenta, continua a ballare e si vede che le piace e si diverte. A fine serata è dispiaciuta che il tempo sia volato, aveva ancora le energia, la voglia, la grinta di ballare ancora. La ragazza che aveva coccolato, verso la quale aveva dimostrato dolcezza e con la quale aveva condiviso l’entusiasmo di quegli istanti non può che guardarla negli occhi con riconoscenza e istintivo affetto e al momento del saluto non può non regalarle la molletta a forma di farfalla che indossa perché sa che pensarla fra i suoi capelli sarà una motivo di grande gioia. Effettivamente sulla via di casa questa ultima chiude gli occhi e immaginando la farfalla fra i capelli dell’amica sorride e piange dolcemente sentendosi fortunata nell’ aver avuto il privilegio di conoscere una persona tanto speciale.
Un giovane con problemi di personalità bipolare, dopo aver riso alle barzellette e alle scenette di altri suoi coetanei di una comunità di diversamente abili, chiede a una ragazza la possibilità di dare il suo contributo, di partecipare, di recitare una poesia. Alcuni sono perplessi, molti non hanno grosse aspettative ma una cosa è certa, nessuno lo priverà di questa opportunità e così gli viene dato il microfono. Dopo un attimo di esitazione, le parole fluiscono alla sua bocca spontanee e vive e il loro contenuto è un ringraziamento, una messaggio di speranza, una lode a Dio. Simili alle parole di un altro ragazzo che ha recitato appena prima una filastrocca in omaggio all’impegno, alla passione, all’amorevolezza delle dame e dei barellieri che lo hanno assistito e assistono tutti i malati del Salus e gli ospiti dell’isola rossa, ma ancora più cariche di dolcezza perché dette da un uomo che si pensa che dovrebbe essere privo di speranza o comunque incapace di manifestarla verbalmente in modo così articolato e acuto.
Una bimba ci intrattiene ripetutamente con alcune canzoni, senza vergogna, piena di intraprendenza si butta nel canto e vorrebbe persino coinvolgere un altro timido bimbo che si ritrae. A fine serata sembra però annoiarsi, ma a un certo punto un barelliere le si avvicina e mentre scorrono gli ultimi pezzi, le ultime canzoni la prende in braccio e la fa volteggiare in aria. Un volteggiare che agli occhi di chi li guarda sembra un modo per prendere il volo verso l’alto, verso il cielo perché l’intensità e la sincerità dei sorrisi che essi complici, uniti in un sentimento di ilarità e allegria si scambiano appaiono davvero di un altro mondo.
La serata si chiude tra queste immagini di felicità, tra gesti reciproci di tenerezza, tra la malinconia della fine di un’esperienza tanto bella, tra qualche lacrima e infine con la convinzione di tornare a casa più ricchi, più umani, più felici e con l’intenzione di tenere ben a mente l’insegnamento di ciò che si ha vissuto, di metterlo in pratica nella propria vita e con la vaga ma sentita sensazione che quello che si sta dando non è un addio ma solo un arrivederci a Lourdes e a ciò che esso rappresenta.
Debra Callina, pellegrinaggio 11-15ottobre 2007 a Lourdes

1 commento:

FLA ha detto...

IO SONO LA RAGAZZA DELLA FARFALLA TRA I CAPELLI... BACI A TUTTI